CONVERSAZIONI - 2

DOMANDE (!)

Che ruolo pensi abbiano in Italia le gallerie private?

Che ruolo pensi dovrebbe avere una galleria?

Quali aspettative genera negli artisti?

Quali problemi pone al mercato la continua crescita di offerta espressiva?

Possiamo pensare ad un sistema capace di assorbirla? Quale progetto politico può sostenere quest’idea?

Il coinvolgimento di altri interlocutori del mondo produttivo può essere una chiave di volta?

Pensi che sia compito delle gallerie coinvolgere il pubblico?

Pensi che sia compito delle gallerie coinvolgere il privato?

Le gallerie d’arte secondo te appartengano al settore della cultura o del commercio?

Che rapporti ha e dovrebbe avere la galleria col territorio?

Dal tuo punto di vista c’è competizione tra le gallerie?

Consideri la ricerca di una galleria che ti rappresenti un passaggio importante?

Dal tuo punto di vista c’è competizione con gli altri artisti per la ricerca di una galleria?

In base alla tua conoscenza del sistema, quanti degli artisti rappresentati da una galleria raggiungono l’autonomia economica?

Questa autonomia può essere stabile nel tempo secondo te?

Questa autonomia è sempre desiderabile?

Come si è sviluppato per te negli anni il discorso economico?

Senti di avere oggi una qualche stabilità?

Hai necessità, o pensi che potresti averne in futuro, di fonti di reddito al di fuori dell’arte?

Questa prospettiva ti preoccupa?

Hai mai lavorato al di fuori dell’ambito artistico?

In base alla tua esperienza, in altri ambiti i rapporti lavorativi funzionano in modo diverso che nell’arte?

C'è maggiore consapevolezza e regolarità?

Hai mai avuto un agente?

Pensi che una figura come l’agente potrebbe essere utile nelle arti visive, come mediatore?

Fuori dall'Italia il mediatore è una figura diffusa tra gli artisti?

Fino a che punto è possibile saltare i gradi di mediazione?

Cosa possiamo imparare dalle esperienze in cui questo azzeramento è stato tentato?

Quali sono le forme di finanziamento a cui principalmente ti rivolgi per sostenere la tua pratica artistica?

Il lavoro che devi svolgere per accedervi, riduce il tuo spazio poetico?

In quali situazioni, momenti, luoghi pensi di trovare questo spazio poetico?

Ci sono stati momenti in cui hai sentito che le difficoltà economiche sono il motore di un radicamento poetico?

Pensi che la galleria sia uno spazio elitario?

Pensi che l’arte sia un fatto elitario?

Pensi che élite economica ed intellettuale coincidano?

Pensi che la situazione si sia modificata negli ultimi 10-15 anni?

Pensi che l’arte sia un fatto accessibile?

Vorresti che lo fosse?

È possibile secondo te?

Ci puoi indicare esempi di maggiore diffusione dell’arte che non ne tradiscano la complessità?

Ritieni importanti gli aspetti contrattuali nel lavoro artistico?

Senti di avere una buona conoscenza di questi aspetti?

Che tipo di prodotto è l’arte seconde te?

L’arte come prodotto commerciale ti pone problemi?

Vendere un’opera a privati ti fa - o pensi che ti farebbe - piacere?

In base alla tua esperienza, quali elementi entrano nella definizione del prezzo di un’opera?

Ci sono elementi che secondo te sono sopravvalutati?

Ci sono elementi che secondo te sono sottovalutati?

Pensi che i social network possano aiutare il mercato?

Pensi che si possano sostituire alle gallerie?

Credi che il rapporto di fiducia tra gallerista e collezionista possa avvenire anche online?

Credi che l’editoria d’artista possa generare un mercato?

Ha senso stampare un libro su carta quando basta un pdf?

Se l’arte non generasse per te alcun reddito, pensi che te ne occuperesti ugualmente in altre forme?

Potresti descrivere, rispetto all’arte, la tua "condizione ideale"?


(*) Il 10 novembre 2018, al MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, si è svolto il V Forum dell'Arte Contemporanea Italiana. L'edizione di quest'anno, coordinata da artisti, ha aperto molti fronti di discussione. In particolare, nel tavolo coordinato da Stefano W. Pasquini e Chiara Pergola, la domanda riguardava la sopravvivenza dell'artista [1], in più di un senso a dispetto dalle circostanze:

"Partendo dal presupposto che non può esserci arte senza artisti e che la spinta espressiva è fondante della nostra umanità, domandiamo quali siano le loro reali condizioni di vita nel sistema corrente. A fronte della sproporzione tra offerta e domanda è possibile trasformare il mercato in modo da ampliarne la base? Quali problemi pone un cambiamento di prospettiva per gli interlocutori presenti nel sistema? Siamo in grado di immaginarci assieme in modo nuovo? A partire da queste domande sulle “condizioni di produzione dell’arte”, cercheremo di capire come è possibile sostenere, dare circolazione e rendere significative oggi le pratiche espressive…"

Molte sono state le riflessioni che il tempo compresso del forum ha permesso di dispiegare solo in parte. Ne proponiamo alcune che intrecciano i percorsi di Walktable.

 

Hanno partecipato alla discussione: Emanuela Ascari, Isabella Bordoni, Flavio Favelli, Anna Ferraro, Luciano Maggiore, Elena Nemkova, Giancarlo Norese, Fabrizio Padovani, Alessandro Pasotti, Marco Panizza, Roberto Ratti, Francesco Ribuffo, Chiara Ronchini, Luca Rossi, Cosimo Terlizzi.

 

[1] http://www.treccani.it/vocabolario/sopravvivenza/ Per calco dell’inglese survival, pratica militare di addestramento, in cui si impara e ci si allena a sopravvivere in condizioni ambientali difficili, usando essenzialmente le proprie abilità nel procurarsi il cibo, costruire un riparo, fabbricare utensili, ecc., con i materiali a disposizione. Aggiungiamo a questa definizione: lasciare tracce (NdR).

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